Economia & Fisco

CREAZIONE DELLA BANCA ETICA PUBBLICA DEDICATA AI DIPENDENTI PUBBLICI (C.A. 6.500.000 di soggetti)

DA ATTUARSI MEDIANTE LO SCORPORO DI UN RAMO D’AZIENDA, IN PARTICOLARE DELLA DIREZIONE CENTRALE CREDITO DELL’ EX INPDAP/INPS CON LE SUE 110 SEDI A LIVELLO NAZIONALE SULLA FALSARIGA DI QUANTO GIA’ OPERATO CON LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI.

GLI UTILI RIVENIENTI DAI FINANZIAMENTI – PRESTITI-CESSIONE DEL QUINTO ETC., VERRANNO IMPIEGATI PER IL SOCIALE,

IN PARTICOLARE :
PER STIPULARE UNA POLIZZA SANITARIA IN CONVENZIONE FRA INPDAP/INPS E COMPAGNIE DI ASSICURAZIONI PER I 6.500.000 DIPENDENTI PUBBLICI (PENSIONATI E PERSONALE IN SERVIZIO) A COSTO MOLTO BASSO (entro i 100 euro) IN VIRTU’ DELLA FORZA CONTRATTUALE DOVUTA AL NUMERO ALTISSIMO DELLE POLIZZE.

Lo studio di fattibilità prevede la costituzione di un istituto di Credito con la forma giuridica di SPA al servizio delle necessità finanziarie e sociali dei Dipendenti in servizio e dei Pensionati Pubblici. Tale struttura sarà similare a quella creata per la CASSA DEPOSITI E PRESTITI con la differenza che erogherà credito solo a soggetti privati pubblici. In questo modo il sistema economico della finanza pubblica avrà a disposizione due “ Pilastri” per il sostegno e lo sviluppo di attività finanziarie di rilevanza sociale 

A – CASSA DEPOSITI E PRESTITI-per i finanziamenti agli Enti-Società etc..

B – BANCA ETICA SOCIALE- per i finanziamenti ai pubblici dipendenti sia in servizio che in quiescenza.

Tale struttura nella fase iniziale potrà partire con un CAPITALE INIZIALE DI 2.000.000.000,00 di Euro

Le ulteriori risorse annuali deriveranno:

– dal versamento dello 0,35% ritenuto in busta paga ai dipendenti in servizio (c.a. 370 milioni di Euro)

– dal versamento dello 0,20% ritenuto ai pensionati (c.a. 140 milioni di Euro)

– dalla anticipazione dei fondi della previdenza complementare (a cui sarebbero garantiti rendimenti certi e sicuri).

Ai 2.000.000.000,00 di Euro si aggiungerebbero i capitali delle Banche che vogliono partecipare al capitale sociale.

Il nuovo Istituto Etico Sociale verrebbe comunque controllato con il 51% del capitale mentre alle Banche partecipanti resterebbe il 49% del capitale.

Inoltre nel Capitale Sociale potranno essere convogliati gli attuali crediti vantantati dall’exINPDAP/INPS per prestiti e mutui concessi dal 2004 (post cartolarizzazione dei crediti INPDAP).

Questa struttura finanziaria potrebbe essere attivata mediante lo scorporo dalle attività exINPDAP/INPS dell’intera prestazione sociale/finanziaria attualmente gestita dalla Direzione Centrale Credito e Benefici Sociali unitamente ai suoi assets.

Queste prestazioni (prestiti-cessioni del quinto-mutui etc.) come è noto sono state introdotte con Decreto n. 463 del 23.07.1998 del Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero del Tesoro.

Con tale Decreto si è regolamentata la Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali istituita presso l’INPDAP (adottato ai sensi dell’art. 1, comma 245 della legge 23.12.1996 n. 662).

Il nuovo Istituto Etico Sociale potrebbe contare operativamente sui 106 sportelli operativi attualmente presenti presso le ex Sedi Territoriali INPDAP che sono già attrezzate per erogare prestazioni creditizie agli iscritti in servizio (c.a. 3.500.000 in attività e 2.500.000 pensionati Inpdap) a questi si aggiungono le Sedi INPS sul territorio Nazionale.

Infatti la Legge n. 266 del 23.12.2005 art. 1 comma 347 (Legge Finanziaria) ha esteso anche ai pensionati l’iscrizione alla gestione Unitaria per il Credito con il conseguente accesso alle prestazioni che la stessa fornisce agli iscritti in servizio.

I proventi derivanti dall’attività di finanziamento del nuovo Istituto Etico-Sociale andranno sempre a beneficio degli stessi iscritti attraverso l’incremento delle prestazioni dell’attività sociale e finanziaria attraverso l’erogazione di nuovi servizi (es. abbattimento dei tassi e condizioni applicate-prodotti assicurativi sociali integrativi- polizze sanitarie ai pensionati etc.)

MOTIVAZIONI CHE INDUCONO A VOLER ATTIVARE UN ISTITUTO DI CREDITO ETICO-SOCIALE

Esse sono:

1. Di natura Giuridica: le somme impiegate derivano dallo 0,35% degli iscritti alla Gestione Unitaria e sono quindi indisponibili per altri scopi.

2. Di natura finanziaria: tassi più convenienti rispetto al sistema bancario e minori spese-strumento di stabilizzazione del mercato finanziario dei tassi.

3. Di natura etica: L’istituto finanzia particolari esigenze degli iscritti (es-malattie-decessi-imposte-nascite-danni derivanti da furti rapine-estinzione di prestiti-protestati etc..)

4. Di natura sociale: maggiore possibilità di sviluppare e incrementare nuove prestazioni sociali e servizi in favore degli iscritti e dei pensionati.

5. Di natura politico/economica: incremento dei consumi delle famiglie-riduzione dell’indebitamento privato.

ANALISI DEI COSTI-BENEFICI

–– Possibilità di partecipazione delle Banche aderenti al capitale sociale della nuova banca con notevoli apporti di capitale

–– Gestione autonoma dei finanziamenti e mutui ad una platea di 6 milioni di risparmiatori (iscritti e pensionati) più familiari a carico.

–– Possibilità di erogare direttamente i finanziamenti che attualmente per mancanza di fondi o per mancanza di requisiti sono erogati in convenzione con Banche e Finanziarie a tassi più elevati rispetto a quelli praticati dall’exINPDAP/INPS.

–– Possibilità di accensione immediata di 6 milioni di C/C bancari

–– Possibilità di collocare immediatamente 6 milioni di carte di credito/pagamento più altre carte per i familiari degli iscritti.

–– Possibilità di finanziare i 6 milioni (3.500.000 iscritti e i 2.500.000 pensionati) di utenti con l’accredito in automatico sul conto o sulla carta di pagamento di 3 mensilità (mediamente 3.000-5.000 euro con volumi di impieghi pari a c.a. 18-30 miliardi di Euro)- E CIO’ OVVIAMENTE CON EVIDENTI RITORNI IN TERMINI DI CONSUMI A LIVELLO MACROECONOMICO.

–– Possibilità di effettuare la raccolta a tassi superiori di quelli praticati dal sistema bancario con evidenti benefici per l’utenza e con il riaffioramento di capitali risparmiati e detenuti segretamente dalle famiglie in quanto non incentivati dai tassi bancari.

–– Possibilità per le banca aderenti di conseguire un rendimento certo e sicuro del capitale impiegato e notevoli ritorni sui prodotti finanziari-assicurativi e previdenziali collocati e studiati appositamente per gli iscritti, pensionati e loro famigliari.

–– Possibilità per gli utenti di conseguire sicuri investimenti a tassi migliori rispetto a quelli di mercato e minori tassi sui prestiti e con notevoli incrementi delle prestazioni socio-assistenziali.

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CREAZIONE PER ANALOGIA (CON LA BANCA ETICA PUBBLICA) DELLA BANCA ETICA PRIVATA DEDICATA AI DIPENDENTI DELLE AZIENDE PRIVATE

SIMILARE AL QUELLA DEI DIPENDENTI PUBBLICI UTILIZZANDO LA STESSA NORMATIVA GIURIDICA/ LEGISLATIVA. GLI UTILI RIVENIENTI DAI FINANZIAMENTI –PRESTITI-CESSIONE DEL QUINTO ETC., VERRANNO IMPIEGATI PER IL SOCIALE, IN PARTICOLARE IMPIEGATI PER STIPULARE UNA POLIZZA SANITARIA IN CONVENZIONE FRA INPDAP/INPS E COMPAGNIE DI ASSICURAZIONI PER I 17.000.000 C.A. DIPENDENTI PRIVATI (PENSIONATI E PERSONALE IN SERVIZIO) A COSTO BASSISSIMO IN VIRTU’ DELLA FORZA CONTRATTUALE DOVUTA AL NUMERO ALTISSIMO DELLE POLIZZE.

Lo studio di fattibilità prevede la costituzione di un Istituto di credito con la forma giuridica di Spa al servizio delle necessità finanziarie e sociali dei Dipendenti Privati (mutui-prestiti-cessione del quinto etc.) in analogia con quanto già in atto per i dipendenti pubblici.

Ai dipendenti privati (c.a. 17.000.000 unità) verrà estesa la stessa normativa prevista per i dipendenti pubblici (c.a. 6.500.000 unità) aderenti alla Gestione Unitaria delle Prestazioni Creditizie e Sociali previste dall’art. 1 comma 245 della legge 23 dicembre 1996 n. 662.

Anche per costoro sarà previsto un contributo dello 0,35% da ritenersi nella busta paga; pertanto questa struttura potrà contare su un flusso annuale di contributi pari a c.a. 1.500 milioni di euro, 3 volte tanto il flusso per i dipendenti pubblici (c.a. 500 milioni di euro).

All’iniziativa potranno aderire anche le Banche che vogliono partecipare al capitale sociale.

Il nuovo Istituto Etico Sociale comunque verrebbe controllato con il 51% dall’INPS-TESORO mentre il 49 % sarà destinato alle Banche aderenti.

Pertanto il nuovo Istituto Etico Sociale potrà partire con un capitale sociale di c.a. 3 miliardi di Euro

I proventi derivanti dall’attività di finanziamento del nuovo Istituto andrebbero sempre a beneficio degli stessi iscritti attraverso l’incremento delle prestazioni sociali (ad. Es. polizze sanitarie-prodotti assicurativi sociali-abbattimento dei tassi sui finanziamenti etc)

Relativamente alle strutture operative si potranno utilizzare o potenziare le strutture finanziarie già presenti attualmente presso le 120 Sedi ex INPDAP/INPS presenti sul territorio nazionale, oppure se ne potranno creare nuove presso le Sedi INPS.

Il flusso delle nuove assunzioni previste per questo servizio sono state quantificate in c.a. 1.500 unità.

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RIDUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO

Molto si discute in Europa relativamente alla lievitazione del debito pubblico dell’Italia ritenuto notevolmente più alto rispetto a quello degli altri Paesi dell’unione le cui visioni distorte di alcune lobby di paesi quali Germania, Olanda Danimarca definiscono l’Italia a rischio di default a causa della rigidità delle regole europee che indicano la convergenza dell’obiettivo rigido del 60% sul Pil nel 2030.

Occorre precisare al riguardo che il Rating dell’Italia è ampiamente sottostimato e non si può continuare ad accettare che ci venga assegnato un rating BBB- alla stessa stregua della Romania o appena superiore al Portogallo quando, non solo l’Italia rappresenta la terza economia dell’Eurozona e ci sono elementi importanti per far capire che l’Italia è un Paese che ha tutti i numeri in ordine in termini di sicurezza e stabilità, se comparati in maniera razionalizzata con gli altri Paesi avendo la seconda miglior bilancia commerciale manifatturiera della UE.

Basti infatti soffermarci sui sotto indicati punti per capire che questo rischio non esiste:

1. L’italia ha sempre presentato ininterrottamente (tranne che una insignificante parentesi nel 2009, primo anno di crisi dopo Lehman) un avanzo statale primario positivo dal 1992 ad oggi. Caso unico al mondo 23 anni di stabilità delle coperture.

2. Anche se è vero che il nostro Paese, ha il debito/PIL alto oggi al 133%, non lo copre con deficit di bilancio, ma con risorse interne proprie.

3. L’Italia presenta una ricchezza privata interna che solo in termini mobiliari al 30 novembre 2014 raggiungeva quasi 4 mila miliardi e che in termini di ricchezza totale assomma a circa 9 mila miliardi pertanto il rapporto tra ricchezza netta e reddito disponibile lordo a 8 e limitando la percentuale di rischio effettivo al 23,73% con uno spazio di restante copertura al 76,27% quale garanzia contro l’eventuale remota insolvenza.

4. La grandezza di questa torta è del tutto ragguardevole, basti pensare al fatto che l’Italia nonostante abbia meno dell’1% della popolazione mondiale e il 3% del reddito totale, detiene il 5,7% della ricchezza mondiale complessiva.

5. La ricchezza media del cittadino in Italia è pari a circa 143.000 euro, quasi 8 volte il reddito disponibile, quella per famiglia è pari a 357.000 euro. Sono valori tra i più elevati di tutti i paesi Ocse (le famiglie italiane risultano più ricche di quelle tedesche, francesi, americane e inglesi). Se sottraessimo alla ricchezza pro capite la quota del debito pubblico che grava su ogni cittadino (circa 30.000 euro) troveremmo un valore un po’ ridotto (112.000 euro) ma ancora del tutto ragguardevole (pari a circa 4 volte e mezza il PIL pro capite e a circa 6 volte il reddito disponibile medio).

6. Il debito pubblico italiano detenuto da non residenti nel 2014 era pari a solo il 44% del Pil, valore più o meno uguale a quello della Germania situato al 42,3% e pur se è vero che il rapporto debito pubblico / Pil della Germania è pari al 71,6% il debito pubblico detenuto da non residenti è pari a 1.239 MLD di euro contro i 716 MLD dell’Italia con la spiegazione che i 2.184 miliardi di debito del 2014 sono stati finanziati per oltre l’85% da investitori non residenti per 1.239 MLD; mentre il restante 15% è stato finanziato per 190 MLD da Istituzioni finanziarie, 138 MLD da famiglie e imprese, mentre le banche tedesche hanno finanziato per una cifra di 612 MLD e la Bundesbank per 4 MLD. Mentre per l’Italia il debito complessivo di 2.136 MLD è stato finanziato per 1.420 MLD da Residenti e per 716 MLD da non residente. Oggi gli acquirenti stranieri sono scesi al 28,4%. Il loro posto è stato preso da Banche e Assicurazioni nazionali che hanno in portafoglio c.a. 650 miliardi di euro, mentre il quantitativo easing della BCE al marzo 2016 si attestava attorno ai 209 miliardi.

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Seguono alcune proposte relative all’abbattimento del Debito Pubblico:

1 – APPLICAZIONE AUTOMATICA DI UNO SPREAD MINIMO SU TUTTE LE TRANSAZIONI FINANZIARIE E COMMERCIALI OPERATE CON LE CARTE DI CREDITO E DI PAGAMENTO. LE SOMME RITENUTE ANDRANNO AD ALIMENTARE UN FONDO RIPIANAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO E/O SVILUPPO OCCUPAZIONE.

Tale commissione verrà operata in automatismo sul circuito internazionale o nazionale Mastercard- Visa-Bancomat etc. al momento della transazione, prelevamento o pagamento presso i 900.000 sportelli automatici ATM, sportelli bancari e POS.

Questa commissione verrà destinata ad un Fondo Ripianamento del Debito Pubblico e/o ad un Fondo sviluppo occupazionale.

In questo modo viene creata una forma automatica, poco invasiva, che genera dei notevoli flussi finanziari.

Questo sistema offrirà inoltre a tutti i possessori di carte una copertura assicurativa gratuita e completa per le frodi su internet, inoltre protegge prelievi e acquisti contro furti rapine e scippi.

2 – PIANO VENTENNALE/TRENTENNALE PROGRAMMATO DI RIENTRO DEL DEBITO PUBBLICO MEDIANTE L’INTERVENTO SIMULTANEO DEL TFR MATURATO DEI LAVORATORI – E CON L’INTERVENTO DELLE IMPRESE E DELLE BANCHE.

Lo studio di fattibilità prevede la trasformazione del TFR annuale maturato dai lavoratori in titoli di stato di durata compresa tra i 10 e i 30 anni al tasso della rivalutazione del TFR annuale + un eventuale spread (0,50% a titolo di incentivo per il lavoratore). (a Dic. 95 era pari a 5,851)

Il risparmio che si potrebbe ottenere può essere quantificato in c.a. 3 punti percentuali rispetto al tasso medio pagato sui titoli di stato (a dic. 95 era del 8,8%).

Ciò consentirebbe di ottenere da un lato l’allungamento della scadenza dei titoli pubblici e dall’altro i reperire annualmente c.a. 70 mila miliardi delle vecchie lire (36 miliardi di Euro) ad un tasso più contenuto rispetto alla media.

Il lavoratore avrebbe da un lato il vantaggio di avere la certezza della somma accantonata nel TFR in quanto tale somma viene versata dalle società in un conto corrente bancario da cui viene effettuata la compravendita dei titoli di stato poi immessi in un deposito personale del dipendente e dall’altro il vantaggio di poter accumulare sul conto personale e /o ottenere immediatamente gli interessi delle cedole semestrali ad un tasso più conveniente rispetto alla rivalutazione del TFR.

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3 – INTRODUZIONE DI UNA TASSAZIONE MAGGIORATA PER REDDITI SUPERIORE AI 55.000,00 EURO. LA SOMMA RIVENIENTE ANDRà AD INCREMENTARE IL FONDO RIPIANAMENTO DEL DEBITO PUBBLICO E/O FONDO SVILUPPO OCCUPAZIONE.

Lo studio di fattibilità prevede l’applicazione di una tassazione fiscale maggiorata per i redditi superiori ai 55.000,00 euro. In pratica agli scaglioni di reddito attuali previsti oltre tale importo:

–– da 55.001,oo a 75.000,oo 41%

–– oltre 75.000,oo 43%

verrà applicata una maggiorazione di 2 o 3 punti percentuali che andranno ad incrementare il Fondo Ripianamento del Debito Pubblico e/o incremento del Fondo Sviluppo Occupazione.

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4 – RIDUZIONE DELLA PRESSIONE FISCALE COMPLESSIVA ALLE IMPRESE

Lo studio di fattibilità prevede la riduzione progressiva nel triennio 2018-2019-2020 dell’aliquota attualmente applicata (c.a. 43,3%) alle imprese rispettivamente: al 36% – 32% – 28%. Inoltre a questa riduzione progressiva dovrà essere prevista un’ulteriore riduzione progressiva delle aliquote degli oneri a carico delle imprese sulle buste paga.

5 – DETASSAZIONE DEL 50 % DEGLI UTILI REINVESTITI NELL’AZIENDA.

Lo studio di fattibilità prevede la detassazione del 50% degli utili conseguiti dalle imprese se vengono reinvestiti nell’azienda:

–– destinati al potenziamento del sistema produttivo e commerciale

–– destinati all’assunzione di personale

–– destinati a potenziare la sicurezza sul posto di lavoro del personale

–– destinati all’innovazione e alla tecnologia.

6 – POSSIBILITA’ DI PORTARE IN DEDUZIONE SULLA DICHIAZIONE DEI REDDITI TUTTI I COSTI E SPESE SOSTENUTE DAL CITTADINO.

Lo studio di fattibilità prevede che i controlli delle Dichiarazione dei redditi dovranno essere eseguite dai CAF- Studi dei Commercialisti e/o Banche, e non più dall’Agenzia delle Entrate. A quest’ ultima saranno devoluti solamente i controlli a tappeto sul territorio nazionale per contrastare l’evasione e le frodi fiscali.

Il flusso delle nuove assunzioni previste per questo servizio sono state quantificate in c.a. 2000 unità.

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7 – ESENZIONE DELLA I° CASA DA QUALSIASI TASSAZIONE ED ONERI PER REDDITI FINO AI 55.00,00 EURO.

Lo studio di fattibilità prevede la completa detassazione fiscale per i possessori della I° casa purchè percepiscano redditi non superiori ai 55.000,00 euro. Per coloro che percepiscono redditi superiori a tale importo verrà applicata una tassazione territoriale con aliquote previste e stabilite da ciascun Comune.

8 – ELIMINAZIONE DEGLI STUDI DI SETTORE E DEI PARAMETRI VINCOLANTI

Lo studio di fattibilità prevede la completa eliminazione degli studi di settore e degli altri parametri vincolanti e penalizzanti per il contribuente e per le imprese in quanto non supportati da riscontri oggettivi reali. In sostituzione saranno previste solamente due tipologie di contabilità applicate alle imprese ed ai contribuenti con partita Iva:

–– una contabilità ordinaria

–– una contabilità ordinaria semplificata